Il processo di individuazione: il cambiamento individuale delle proprie virtù

Nella concezione della psicologia junghiana il compito evolutivo della nostra vita è quello di attuare il processo di individuazione. L’obiettivo del processo di individuazione è quello di diventare la persona che si è realmente. “Diventa ciò che sei”, affermava già Pindaro. Si tratta essenzialmente di accettare se stessi, con le relative opportunità collegate, ma anche le difficoltà. Proprio le difficoltà sono essenziali, costituiscono ampiamente la nostra caratteristica peculiare. Accettare se stessi, insieme alle possibilità e alle difficoltà, rappresenta una virtù di base che deve essere attuata nel processo di individuazione. Nel contesto del processo di individuazione viene sempre utilizzata l’immagine di un albero: un seme che cade sul terreno dovrebbe diventare l’albero che è abbozzato nel seme, in interazione con il luogo, il tempo, il clima, eccetera. Anche quando pensiamo agli alberi, le loro ferite sono qualcosa di molto caratteristico. “Diventare ciò che si è” non significa affatto essere senza complicazioni, armoniosi, ingentiliti; vuol dire, invece, percepire sempre più quello che si è, ciò che è coerente nella propria personalità, compresi angoli e spigoli.

Vivere con consapevolezza

La coscienza dell’Io dell’individuo deve percepire ciò che accade nella vita di tutti i giorni ma deve percepire anche le manifestazioni dell’Inconscio: sogni, fantasie e proiezioni devono essere percepiti e accettati anche nel loro contenuto emotivo. La difficoltà sta nel fatto che noi percepiamo in modo selettivo: ciò che ci piace, quello che ci lusinga, lo percepiamo volentieri; ciò che non ci piace, quello che non corrisponde all’immagine di noi stessi che ci costruiamo per essere amabili, preferiamo piuttosto rimuoverlo. Vivere in modo più consapevole significa vedere anche quei lati di noi che rifiutiamo e che, per questo motivo, preferiamo vedere negli altri. Significa proprio accettare quel lato oscuro/Ombra e, più in generale, accettare quei lati di noi che sono in contrasto con l’immagine che ci costruiamo di noi stessi. Questo atteggiamento di base del diventare consapevoli che sicuramente è un atteggiamento gravoso, implica diversi altri atteggiamenti. Prima di tutto la responsabilità: non si può pensare di diventare consapevoli senza la responsabilità, perché diventare consapevoli significa anche diventare responsabili di ciò che facciamo, di ciò che osserviamo, di ciò che facciamo finta di non vedere. Diventare consapevoli significa anche sapere dove finisce la nostra responsabilità.

La consapevolezza: una virtù da coltivare

Consapevolezza vuol dire che nelle nostre relazioni noi stiamo con occhi e orecchie vigili; vuol dire quindi che prestiamo attenzione a ciò che sta accadendo, precisamente fuori e dentro di noi. Consapevolezza significa anche che prendiamo sul serio i nostri sentimenti, che percepiamo le nostre condizioni di salute fisica, in cui spesso è facile leggere le emozioni. Inoltre, fa parte della consapevolezza accogliere e accettare i sentimenti degli altri che differiscono dai nostri. Lo stesso vale per i bisogni: non abbiamo l’obbligo di soddisfarli, ma solo di percepirli, accettarli e manifestare la nostra reazione ad essi. La virtù della consapevolezza è un prerequisito essenziale per la virtù dell’accettazione dei lati oscuri/Ombra, che a sua volta è un aspetto importante del diventare consapevoli.

Riconoscere l’Ombra 

Ombra sono chiamati quei lati di noi che non possiamo accettare, che non concordano con il nostro ideale dell’Io. Spesso neanche con i valori stabiliti da una comunità, che per questo motivo rimuoviamo, e preferiamo vedere in altre persone, come effetto della proiezione, e continuiamo a combatterli lì. Chi si mostra volentieri non aggressivo, tiene in Ombra la propria aggressività: ma se la sua Ombra è costellata, può essere aggressivo anche se non se ne accorge. Se siamo attenti, è facile sperimentare i lati Ombra. Ad esempio, possiamo consapevolmente dare con cortesia un’informazione a una persona verso cui segretamente proviamo rabbia. Si può percepire la rabbia nella voce tagliente. Ora, se si dovesse percepire questa voce tagliente, se non si preferisce reprimerla, allora si dovrebbe modificare l’immagine di se stessi come persona completamente gentile. E questo non è affatto semplice, perché vorremmo volentieri corrispondere alla nostra immagine ideale. Quando sentiamo di non farlo, reagiamo prima di tutto con un senso di disorientamento e di ansia.

L’Ombra nei sogni 

I lati-Ombra compaiono anche nei nostri sogni: lì, per esempio, all’improvviso emergono ladri, individui avidi, fannulloni, sadici, assassini, eccetera. Se avvertiamo un’avversione quasi insormontabile nel vivere questi sogni e nel ricordarli, allora questo sicuramente ha a che fare con la nostra Ombra; non nel senso che, per esempio, vorremmo essere degli assassini, ma come indicazione che possiamo sperimentare in noi le caratteristiche che associamo a un assassino. La differenza tra noi e un assassino è che noi, di solito, siamo in grado di controllare i nostri impulsi omicidi con la nostra coscienza e il nostro codice morale in modo che non vengano fuori. Ma ha certamente senso sperimentare, ad esempio, che di fronte a una determinata situazione abbiamo anche una rabbia omicida, o che possiamo agire in modo del tutto distruttivo, al punto che non siamo così tranquilli su cosa in realtà ci aspettiamo da noi stessi. L’Ombra ci mostra che non siamo così come ci piace vederci, ma ci mette di fronte al fatto che proprio le cose alle quali siamo consapevolmente e costantemente contrari si trovano comunque nella nostra anima.

Accettare l’Ombra

Accettare l’Ombra significa constatare che essa ci appartiene, e quindi evitare di proiettarla. Questo, però, rappresenta un conflitto e una ferita alla nostra autostima. Una volta accettata, però, significa anche sollievo, libertà e consolidamento della nostra autostima. Rappresenta un conflitto perché dobbiamo accettare di avere dei lati che detestiamo profondamente, che non possiamo nascondere perché diventano visibili nelle nostre azioni. Ci ferisce nella nostra autostima finché essa avrà come fondamento solo la nostra identificazione con le rappresentazioni positive di noi stessi. Facciamo esperienza del sollievo attraverso l’accettazione dell’Ombra, perché non dobbiamo rimuovere di continuo dei lati presenti in noi stessi, lati che molto spesso sono collegati anche a una grande vitalità; non dobbiamo ininterrottamente essere migliori di quello che siamo. L’Ombra, infatti, non è solo ciò che di solito indichiamo come moralmente cattivo. In questi lati che non accettiamo, che forse non sono neanche accettati socialmente, spesso c’è qualcosa che per noi può essere pericoloso, ma spesso c’è anche qualcosa di straordinariamente vivace. 

Coltivare la virtù dell’autenticità

L’accettazione e l’integrazione delle nostre parti in Ombra ci permette di diventare sempre più noi stessi, sempre più autentici. L’autenticità è, allo stesso tempo, anche una virtù. Dobbiamo impegnarci per ottenerla. In tutte le cose che pensiamo, che facciamo, o sulle quali dobbiamo prendere una decisione, dobbiamo chiederci se esse siano realmente giuste per noi, se siamo veramente in grado di stargli dietro. Alla domanda se la nostra vita sia coerente, se facciamo anche noi quello che in qualche modo abbiamo pensato ci risponde il sentimento. A questo riguardo, quando avremo il senso di come potrebbe essere la nostra totalità, allora andremo incontro ai nostri simili in modo diverso e impareremo a trovare nella nostra consapevolezza una maggiore completezza del nostro essere nel mondo.

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