Spesso quando si parla di lutto tendiamo a considerarlo in relazione alla perdita di una persona cara. Noi uomini, però, non viviamo il morire solo da questo punto di vista estremo, ma sotto infiniti e svariati aspetti: ogni volta che veniamo colpiti da una perdita, quando dobbiamo separarci da qualcosa, è indispensabile vivere il lutto.

 

Vivere morendo

Dato che la morte è proprio una realtà, nella nostra vita si verificano sempre separazione e commiato. Non dobbiamo solo permettere agli altri di morire, dobbiamo anche permettere alle persone care di vivere, di lasciarle libere per altre persone; al momento opportuno dobbiamo anche lasciar morire alcuni nostri aspetti quando non sono più significativi per noi, e rinunciare a quello cui ci siamo affezionati nel corso della nostra vita. Se non ci comportiamo così restiamo ancorati al passato, il che significa che ci precludiamo il futuro, che non continuiamo a vivere davvero. Per questo dobbiamo imparare a vivere morendo e a saperci rapportare a questo tipo di morte.

La rottura di una relazione anche senza che il partner muoia può scatenare la stessa disperazione, può scuotere il concetto che ci siamo formati di noi stessi esattamente come avverrebbe in una morte reale. Tutto questo si manifesta in maniera evidente anche nelle coppie che divorziano dopo molti anni di matrimonio.

 

Il divorzio come lutto

Anche in questo caso, come in qualsiasi altro caso di perdita di una persona, si manifestano tutte le fasi della perdita: anche in questo caso si modifica il concetto di sé, la propria visione del mondo: anche in questo caso, dove prima vi era un rapporto o quanto meno un dissidio, vi è ora vuoto. Il cambiamento sociale è grandissimo; l’ambiente sociale permette molto meno a un divorziato di vivere il lutto che non a chi è rimasto vedovo; il primo dev’essere contento “che sia finita” e avviarsi lieto verso il futuro. Invece anche queste persone hanno perso il loro partner. Anche se forse sussiste l’eventualità di ristabilire prima o poi un rapporto amichevole con il partner, per i più il periodo del rapporto coniugale è finito per sempre. A questo va aggiunto che deve venire assimilata anche l’esperienza del fallimento.

 

Vivere accomiatandosi

Noi non ci accomiatiamo solo da periodi di vita, da figure parentali, da aspetti della nostra personalità, ci accomiatiamo anche da progetti di vita. Chiunque ha fatto l’esperienza di essersi costruito in gioventù ideali senza saper bene quali di essi fosse alla sua portata e quale no.

 

Morte e rinascita

La morte campeggia sempre sulla vita. Di continuo perdiamo qualcosa, dobbiamo lasciar andare, separarci da qualcuno, ritirarci da qualcosa. La vita continua a mutare, noi dobbiamo abbandonare quello che conosciamo e affrontare dei cambiamenti. Noi però non subiamo solo delle perdite, ma effetuiamo anche delle vincite. La vita che scorre, proprio grazie alle molte trasformazioni, ci offre l’occasione di dispiegare e di sviluppare le nostre caratteristiche. Contemporaneamente dobbiamo sempre abbandonare alcuni nostri aspetti e imparare a scoprirne altri nuovi. Naturalmente anche quando dobbiamo separarci da una persona che è morta, non si tratta di un vero abbandono. La vita trascorsa con lei, le esperienze fatte con lei sono presenti nei nostri ricordi, ci appartengono, contribuiscono a costruire la nostra vita. Essere in grado di vivere il lutto diviene forse proprio il sistema adatto per fare importanti scoperte su noi stessi.

Nell’elaborazione del lutto è decisivo non solo essere in grado di reggere le separazioni, ma conseguire attaraverso queste esperienze una nuova visione di noi stessi, nuovi valori, sentendoci persone che non si spezzano neppure a causa delle separazioni, che sono interiormente sempre all’altezza che, proprio perché sconvolte, si ricordano di nuovo di quello che è essenziale.

Anche se la morte è inevitabile, la nostra vita, i nostri legami, la nostra storia sono altrettanto certi quanto la morte.

 

La morte come esperienza di mutamento

La morte si erge sulla nostra vita nelle sembianze di mutamenti perenni. Vivere in presenza della morte deve essere vissuto come “disponibilità al commiato”: dobbiamo sempre essere pronti ad accomiatarci e a lasciar risplendere in noi la nostra storia come storia di infinite trasformazioni, quale manifestazione della nostra identità.

 

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