Premessa

La parola ansia è spesso abusata. Solitamente viene utilizzata anche per designare condizioni diverse come l’apprensione e la tensione. Se ci pensiamo, entra nel nostro vocabolario anche più volte nella stessa giornata. Per tale ragione è importante inserirla in una cornice più appropriata. L’ansia, innanzitutto, non è un’emozione. Non è equiparabile alla gioia, alla tristezza o alla rabbia. È uno stato aspecifico collegato al vissuto emotivo. Accompagna il fluire delle emozioni dentro di noi nella misura in cui non siamo abituati ad entrare autenticamente in contatto con loro, a sentirle completamente.

Siamo abituati a parlare di ansia dandole una connotazione negativa invece, molto spesso, è l’unico segnale che ci permette di capire che sta avvenendo qualcosa dentro di noi ed è su questo aspetto che è importante focalizzare la nostra attenzione.

L’ansia come messaggero

L’ansia o l’attacco di panico possono, allora, essere visti come il risveglio di qualcosa dentro di noi che ha a che fare con un’energia molto più antica, molto più profonda, con le parti del cervello più impulsive ed istintive, con il rinnovamento di un’energia che è al di là della mente razionale.

Il contributo delle neuroscienze

Le neuroscienze, ad oggi, ci hanno permesso di individuare alcuni aspetti di scarico dell’ansia a livello corporeo attraverso l’identificazione di vere e proprie vie che sono riconoscibili come espressione dell’ansia a livello somatico. Sappiamo che l’ansia può liberarsi a livello somatico attraverso alcuni settori del nostro corpo.

Ansia e settori corporei

La muscolatura volontaria

Il primo settore è rappresentato dalla muscolatura volontaria, cioè da quell’insieme di muscoli che noi volontariamente possiamo far contrarre per compiere dei movimenti. Difatti quando siamo agitati ci sentiamo tesi, oppure compaiono delle contrazioni e/o alcune parti sono più rigide. In linea di massima quando utilizziamo questa via di rilascio siamo abbastanza consapevoli di essere in uno stato d’ansia. Molte lombalgie croniche sono espressione di uno scarico di ansia che è collegata ad emozioni represse, bloccate o inconsce e che muovono dell’ansia dentro di noi in modo tale da essere poi liberata a livello della muscolatura volontaria.

Esiste una correlazione, scientificamente validata, tra questa via di scarico e tutta una serie di disturbi che sono le algie (tra queste anche la fibromialgia).

In sintesi, quando noi utilizziamo come via di scarico emotivo questo comparto, invece che sentire le nostre emozioni e poter, quindi, riconoscere se siamo arrabbiati, tristi o abbiamo paura, trasformiamo queste emozioni in ansia e l’ansia la rilasciamo a livello somatico.

La muscolatura liscia

Il secondo settore è rappresentato dalla muscolatura liscia, quella dei nostri visceri, sulla quale non abbiamo un controllo volontario. Per esempio la muscolatura che presiede alla peristalsi intestinale. Il sistema muscolare liscio comprende, oltre alla muscolatura di tutti i visceri addominali, la muscolatura vescicale, delle pareti dei vasi del nostro corpo, anche quelli del circolo cerebrale. Si pensi a tutti i casi di cefalea, di ipertensione, di colon irritabile, di disturbi urinari e anche alcuni casi di asma che insorge in età adulta. Quando si inizia a lavorare sui fattori che si collegano all’ansia vediamo che il comparto somatico viene alleggerito, viene sollevato da un carico con un beneficio sui sintomi, compresi quelli cronici.

Il sistema nervoso

Il terzo settore è quello del sistema nervoso. In questo caso andiamo incontro a tutti quei fenomeni di alterazioni cognitive o percettive: sensazione di testa vuota o piena, vertigine, sensazione di instabilità, difficoltà nella visione (per esempio offuscata).

Ci sono altri casi in cui si riscontra una perdita di energia, una conversione somatica in uno stato di affaticamento. Tutte le situazioni di stanchezza cronica, di spossatezza, di perdita di energia in un comparto del nostro corpo sono sempre vie di scarico dell’ansia o di tensione in quell’area somatica.

Come intervenire

Attraverso un trattamento psicoterapeutico mirato si può lavorare sui fattori emotivi e sulla possibilità di sentire l’emozione nel corpo in modo tale da alleggerirlo, evitando che l’emozione venga scaricata nelle varie aree sopra descritte, con una riduzione dei sintomi. Sentire le proprie emozioni permette, inoltre, di diventare un po’ più consapevoli di noi stessi, andando incontro a due benefici, sia somatico (che il più delle volte ci porta a chiedere aiuto) che esistenziale.

Per concludere

Lavorare sui fattori emotivi in questo modo permette ad una persona affetta da sintomi d’ansia o da sintomi somatici vaghi o aspecifici di prendere in mano la situazione in prima persona. Cominciare ad affrontare questi sintomi non considerandoli solo come problema ma come messaggeri, come portatori di un messaggio, permetterà di alleggerire il corpo e di trovarvi di fronte a qualcosa di prezioso che vi riguarda.

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