Premessa
La capacità di dire di “No” è un tema che, a diversi livelli, ci coinvolge tutti. Per la maggior parte di noi, dire di “No” non è facile. Anche se esiste una categoria di persone che fa del “No” il proprio scudo, i cosiddetti oppositivi, queste persone rappresentano una minoranza. In linea di massima si fa spesso molta fatica a dire di “No”. Magari non in tutti gli ambiti della propria vita, ma in alcuni accade. È più semplice dire di “Sì”.
Perché diciamo di “Sì”
– Si dice “Sì” perché si ha paura di non piacere e allora si cerca l’apprezzamento degli altri dando la nostra totale disponibilità;
– si dice “Sì” perché temiamo che l’altro possa rimanerci male e questo ci farebbe sentire in colpa;
– si dice “Sì” perché temiamo che altrimenti potrebbero generarsi dei conflitti che non siamo sicuri di saper gestire.
In sintesi, dire di “No” fa temere di deludere l’altra persona che ci ha fatto la richiesta, fa sopraggiungere il timore di essere giudicati malamente o di perdere un’opportunità. Per tale ragione, spesso e volentieri diciamo di “Sì” anche quando non abbiamo voglia, anche quando non abbiamo ben compreso quali saranno le conseguenze di quel “Sì”. A tal proposito può accadere che diciamo di “Sì” a una richiesta che poi non riusciamo a soddisfare completamente con il risultato che il senso di delusione, di scontento dell’altro e il nostro senso di colpa diventino molto maggiori. D’altra parte, molto spesso accade che diciamo di “Sì” perché non abbiamo ben chiare le motivazioni per dire “No”.
Ad oggi possiamo affermare con certezza che moltissime forme di ansia e di attacchi di panico sono frutto di “No” mancati, mai pronunciati, quei “No” che la persona non ha detto al lavoro, alle aspettative degli altri, alle richieste che gli altri pongono. Quando le persone se ne rendono conto e ne prendono coscienza, cominciano a integrare questo aspetto dentro di sé e automaticamente l’ansia inizia a svanire e l’attacco di panico si estingue.
Identità e bisogno di riconoscimento
Per imparare a dire “No” dobbiamo considerare due concetti fondamentali: il concetto di identità e il concetto di riconoscimento.
Per buona parte della nostra esistenza, durante le fasi evolutive, abbiamo effettivamente bisogno di essere riconosciuti, cioè abbiamo bisogno di rivivere più volte l’esperienza di essere visti e di essere in qualche modo validati dall’altra persona. Questo è fondamentale per la costruzione della nostra identità ma poi giunge un tempo, solitamente nella prima adolescenza, nel quale è necessario individuarsi, acquisire un’identità, diventare effettivamente qualcuno con delle caratteristiche ben precise. Spesso, però, abbiamo timore di dedicarci alla sviluppo della nostra individualità, continuiamo a cercare il riconoscimento e pensiamo di poterlo ottenere dicendo sempre di “Sì”.
Riteniamo che dicendo di “Sì”, gli altri ci apprezzeranno e ci ameranno e in tal modo avremo un riconoscimento della nostra identità. In realtà, un’identità forte, cioè un’identità che si sviluppa e si struttura a mano a mano, cercando di essere quella che è, acquisisce riconoscimento per il solo fatto che ha delle caratteristiche ben precise, delle peculiarità. Allora giunge un tempo nel quale impariamo che il “No” è un momento di profondissima realizzazione di sé, un po’ come accade in una fase dello sviluppo dell’infanzia in cui il bambino impara a dire “No” e comincia a distinguere se stesso dall’oggetto (getta il giocattolo, dice “No” a quasi tutte le richieste).
Quando noi diciamo “No” (ovviamente a ragion veduta) non stiamo deludendo qualcuno, stiamo cominciando a essere quelli che siamo. Quando noi diciamo “No”, stiamo dicendo “Sì” a ciò che amiamo, alla nostra realizzazione.
Per concludere
Dire “No” non vuol dire non prendersi cura degli altri ma imparare a prendersi cura di se stessi, significa poter scegliere, gestire, anziché subire, la relazione con gli altri.
Imparando a dire “No” ci si accorge che le conseguenze non sono rovinose come si poteva immaginare, che gli altri riescono a sopravvivere ai nostri “No”, e non solo, si otterrà maggiore rispetto da parte degli altri. Miglioreranno le relazioni perché saranno basate sul sano scambio reciproco. Quando non rispettiamo le nostre esigenze dicendo sempre “Sì”, legittimiamo gli altri a trattarci come non vorremmo.